Into your eyes

E io le vedo queste domande. Sono tutte scritte sul viso crucciato. Capisco il conflitto interiore dagli occhi stanchi. Lo sguardo di chi ha combattuto tutta la notte contro se stesso e le sue paure. Piccole fessure che mostrano un travagliato mondo interiore, fatto di mostri e di persone mostruose da combattere.

Lui non sa quanto in realta’ potrebbe essere forte.

Non sa che anche se le cose saranno dolorose, il tempo poi guarisce le ferite e lascia solo delle lievi cicatrici da coprire.

©CinnamonInTheAir

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Il gusto di lavanda.

Ogni tanto mi stupisco, lavanda.jpg
ed e’ la cosa piu’ bella che ci sia.
Mi stupisco per cose da poco
come un sorbetto al limone
con il retrogusto di lavanda.
Mi stupisco di come e’ la vita:
a tratti amara
ma in fondo una dolce compagna
che come il retrogusto alla lavanda
ti sorprende e ti avvolge,
non quando te lo aspetteresti,
al primo gusto percepito,
ma solo quando ne hai bisogno,
alla fine di tutto,
con quel dolce che sa di amaro,
ma che ormai percepisci come dolce
perche’ la vita e’ stato il limone
con la quale non hai ottenuto delle limonate
ma ti ha fatto stringere i denti
e cadere delle lacrime.

©CinnamonInTheAir

Vagamondo – Carlo Taglia

screen-shot-2017-01-21-at-13-11-32Prima di partire per un lungo viaggio, ho concluso un libro che parla di viaggi. Anzi, di una vita passata in viaggio: VAGAMONDO.

ATTENZIONE: altamente controindicato per chi si sente intrappolato, per chi vorrebbe qualcosa di piu’ dalla vita. Moderatamente sconsigliato per chi passa piu’ tempo a cercare aerei piuttosto che dormire la notte.

EFFETTI COLLATERALI:
– Partenza compulsiva prima delle 40 pagine.
– Progettazione isterica delle prossime mete da visitare.
– Depressione post ultima pagina.
– Dipendenza da travelblogger.

Carlo si racconta in maniera trasparente e senza mezzi termini. Riesce a descrivere le brutture della sua vita precedente con la semplicita’ di chi ormai le vede solo piu’ da fuori. Scelte fatte in tempi lontani che seppur criticabili hanno reso possibile quello che e’ il viaggio della sua vita. La sensazione che solo toccando il fondo uno possa poi vedere la vita con occhi diversi. Liberarsi da tutto quei “ma”, “vorrei”, “pero’ ” che ogni giorno bloccano il nostro Io piu’ intimo.

Il libro e’ niente di piu’ e niente di meno che un diario di viaggio, dove l’autore racconta le sue mete passo dopo passo. Una sorta di viaggio di crescita: si parte dalla frustrazione iniziale e si arriva alla completa liberazione. Dall’alcool e le droghe allo yoga e al diventare vegetariani. Carlo racconta poi le culture incontrate e le difficolta’ superate. Un viaggio in solitaria che ti trascina, pagina dopo pagina, a camminare insieme a lui in giro per il mondo. La voglia di vedere dal vivo i posti descritti diventa a tratti una necessita’.

Quello che ho veramente apprezzato e ammirato e’ il duplice percorso che ha affrontato: quello interiore e quello intorno al mondo. Dopo 24 nazioni, 95450km e 528 giorni e’ riuscito a trovare se stesso e la sua pace interiore.

©CinnamonInTheAir

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Nanga – Simone Moro

E’ la storia di una montagna mito e di un’impresa sovrumana. Di un pizzico di fortuna e di tanta passione. Non e’ fantasia ma e’ Nanga, di Simone Moro. Ci tengo da subito a sottolineare che a differenza di molti altri libri di imprese e conquiste di vette, questo libro ha un’aninangama molto piu’ profonda. Non e’ il classico spiegone di corde tirate (dove, come e quando), di campi base montati (dove, come e quando), con l’elenco sterile di alpinisti partiti e alpinisti ritornati dalla spedizione. Simone si racconta in maniera romantica, come se stesse scrivendo la sua storia d’amore con la montagna.

Il libro comincia con tutto quello che e’ stato il background dell’autore: i tentativi provati negli anni precedenti, le perdite umane avute. I miti alla quale si rifa’. La difficolta’ psicologica del ritornare in pista dopo aver visto morire delle persone, dei famigliari,con una passione cosi’ estrema. La semplicita’ del racconto rende la storia quasi surreale, come se fosse una storia e basta. E invece quell’uomo alto e secco ha veramente conquistato la punta del Nanga.

La seconda parte e’ piu’ focalizzata sul tentativo che l’ha portato al grande successo: la vetta. Racconta di come hanno affrontato i vari campi base. Del fisico che in quel momento era pronto. Negli anni passati l’altitudine aveva giocato un brutto colpo a Simone, impedendogli di proseguire il cammino. Ci vuole una sorta di acclimatazione anche per l’altitudine, e lui non era riuscito a superarla. Se il tuo corpo non sta bene a 5000, non puoi pensare di arrivare a 8000 mt nella fatidica zona della morte. Il rischio embolo e’ quasi una sicurezza. E’ come partire per la battaglia della vita con un braccio solo. Affronteresti mai un pugile professionista sapendo di non avere almeno entrambe le braccia libere? Non credo proprio.

In quel particolare momento della sua vita invece, il corpo sembrava quasi suggerirgli di andare. Non aveva nemmeno dovuto fare tutta la fase di “salita-discesa-risalita” per abituarsi all’altitudine. Il suo corpo era in bolla. A livello metereologico ci sono pochi giorni a disposizione per poter tentare la salita della tua vita, soprattutto in inverno come ha fatto Simone. I rischi sono innumerevoli, dalla bufera alla valanga. E ad 8000mt d’altezza voglio dire 100% morte. Ma anche il tempo era stato clemente.

E’ ammirevole il rispetto che l’alpinista dimostra nei confronti della montagna e della natura. Questo libro sembra il romanzo di una lunga storia d’amore.
“E quella con il Nanga lo è stata. Vieni respinto un sacco di volte ma, a forza di corteggiare l’oggetto del tuo amore, capisci come devi cambiare l’approccio per farti accettare… All’inizio mi era stato proposto come sottotitolo Come ho conquistato il Nanga Parbat la montagna assassina. A parte il fatto che la montagna non è assassina, ho detto no perché non ho mai voluto usare il verbo conquistare. Mi hanno ribattuto: ‘Ma sarebbe proprio nel senso di ottenere la mano dell’amata…’. Sì, ma quanti l’avrebbero letto in quella chiave? Così il sottotitolo ora è: Come ho corteggiato la montagna che chiamavano assassina. Un lungo corteggiamento. Infatti, mentre pensavo a quanto dovevo scrivere, l’emozione più forte l’ho provata rendendomi conto che si è trattato di un intero anno della mia vita! Quattro spedizioni, per tre mesi ognuna di permanenza sulla montagna…”.

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Vai alla vetta

Scegli il lato migliore della vita. Scegli di andare avanti. Scegli di non accontentarti. Scegli qualcosa che faccia bene a te. Ci sono momenti nella vita dove dopo troppo tempo si ritrova quel sano egoismo. L’egoismo che ti salva dal burrone. L’egoismo che smuove di nuovo la vita rendendola imprevedibile. L’egoismo che ti vuole bene. Di che cosa hai vissuto fino ad oggi? Di che cosa ti sei nutrito se non di un susseguirsi di giorni sempre uguali?

Quando non hai piu’ nulla da dire o nulla da scrivere, ecco, quello e’ un problema.

Ho scelto di cambiare. Ho scelto che e’ meglio un dolore grosso oggi, che un dolore costante per sempre. Ho scelto di soffrire oggi, ho scelto di mettere in gioco tutto. Ho fatto una scelta. E nel grigiore della vita monotona, a prescindere da quello che accadra’, ho deciso di credere in me. Ho deciso che voglio aspettarmi grandi cose, non giustificare le false aspettative. Ho deciso che anche se ci saranno dei momenti di sconforto e negativita’, cerchero’ di pensare alla punta di una montagna. Al difficile percorso che bisogna fare per poterla raggiungere e a quello stato di soddisfazione e bellezza che ti inebria corpo e mente.

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Prometto di sbagliare

Prendete delle emozioni, prendete delle pagine bianche. Riempite ogni singolo foglio con tutto quello che provate, con tutto quello che amate della Vostra persona, con i fantastici pensieri avuti nei Suoi confronti. Con i tormenti che l’amore spesso vi ha provocato. Con l’inadeguatezza che in alcuni casi ha preso il posto di un “Ti Amo”. Un inno all’amore che provate nei confronti della persona che amate. Una poesia dei gesti, la devozione del ricordo nel momento dell’innamoramento.  Un libro che cerca il particolare ma scritto completamente fuori dagli schemi classici.

«Mi seduce l’esistenza dei giorni l’uno dopo l’altro, le mani rugose di mio padre nelle mie, il sorriso aperto di mia madre da sempre.»

Me lo sono portato avanti per qualche settimana perche’ cosi’ come e’ stato scritto fuori dagli schemi, ho voluto leggerlo fuori dagli schemi: una pillola di felicita’ quotidiana. Un nuovo modo di fare poesia, cosi’ come e’ un nuovo modo di scrivere un romanzo. Per poterlo capire bisogna semplicemente lasciarsi trasportare dalle parole, senza giudicare o pretendere di comprendere che cosa concretamente stia succedendo ai personaggi. Ho imparato un nuovo modo di amare. L’autore ha saputo domare e dare significato alle farfalle che ognuno ha nello stomaco. Da bravo addestratore ha saputo domare il turbinio di emozioni per farne una frase di senso compiuto. Una frase di pancia e non di testa, ma pur sempre una frase con il senso e la direzione verso il cuore.

Concludo con una citazione non del libro ma della famosissima poesia di Montale che credo abbia potuto ispirare la visione dell’autore del romanzo:

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale. E ora che non ci sei e’ il vuoto ad ogni gradino. Eugenio Montale.

prometto di sbagliare

L’invito, Ruth Ware

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Primo libro scelto per la serie “12 titloli, 365 giorni” e faccio riferimento al numero

5. Un libro scritto da un’autrice donna.

E ora come ve lo racconto? Dunque, sotto alcuni aspetti il richimo ad Agatha Christie e’ palese, tanto e’ vero che nel libro stesso i personaggi si paragonano a 10 piccoli indiani. Per le personalita’ sembra che l’autrice abbia preso spunto dalla serie televisiva “Pretty Little Liars”. Insomma, un bel mix che alla fine, pero’, non lo rende un thriller ad alta suspance o con quel po’ di genio. La location e’ un po’ scontata: una casa in montagna dove ovviamente nevica e rende completamente isolato il gruppetto di invitati. La storia di per se’ cattura fin dall’inizio, nella quale si alternano pezzi di narrazione corrente, aiutati di volta in volta dai flashback della protagonista. Da il via alla storia una mail che invita la protagonista all’addio al nubilato della sua migliore amica della scuola, con la quale non parla da piu’ di 10 anni. Nonostante cio’ vi partecipa e da quel momento comincia il piano dell’assassino.

Sono ancora in dubbio se mi e’ piaciuto oppure no, per il semplice fatto che alcuni passaggi, compresa la fine (tranquilli non spoilero), sono proprio tirati al limite. Il ragionamento finale che porta  a scoprire chi e’ il colpevole l’ho trovato al limite del reale. Un’insieme di moventi nati da un carattere troppo forte per essere vero, rancoroso all’esagerazione.

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Nuovo progetto – “PREFAZIONE”

nuovo progetto

Al via il mio nuovo piccolo progetto, che mi impegnera’ per i prossimi mesi (o anche anni 🙂 ). Senza nessuna smania la voglia e’ quella di raccontare un’esperienza che per alcuni potrebbe essere similare, e per altri potrebbe essere uno stimolo a partire e conoscere il mondo. Non so se ne faro’ mai un libro o se rimarrano quattro pagine di una memoria lontana. Vedremo solo con il tempo!

PREFAZIONE

Ho sempre pensato che se avessi mai scritto qualcosa sarebbe stato in un classico Cafe londinese, nel tepore di quel posto. Il pavimento in legno, l’odore di cappuccino e cannella nell’aria, file di business man che nel grigiore dei loro volti aspettano solo di essere serviti. Il fervore, invece, dei turisti che con gli occhi pieni di aspettative consumano le immense english breakfast prima della lunga giornata a spasso nella metropoli. Le frasi si sarebbero create da sole grazie alla sinfonia generata dalla pioggia battente. Il caffe caldo e un computer per raccogliere e dare forma al mondo generato da una citta’ nuova e un’esperienza che alcuni additerebbero come troppo coraggiosa.

E invece ho avuto bisogno di tempo per assorbire quello che effettivamente era successo, elaborarlo in ogni suo aspetto. Capire che cosa sono significati due anni all’estero. Constatare cosa effettivamente avevo acquisito e cosa avevo perso nei mesi di lontananza dal nido italiano. Ho cercato di confrontare la mia esperienza con quella di altri italiani espatriati, di coloro che hanno avuto la possibilita’ di raccontare le loro storie attraverso i piu’ disparati mezzi, senza arrivare a nessuna conclusione. O meglio, ad una ci sono arrivata: ognuno vive la sua storia, e cosi’ ho vissuto la mia.

La mia storia e’ fatta prevalentemente di persone, momenti e situazioni, e proprio per questo non vi voglio annoiare con l’iter puro e semplice di come sono partita, che cosa ho fatto, come ho vissuto e dove sono ora. Chiunque e’ capace a prenotarsi un aereo di sola andata, a preparare una valigia abbastanza grande e trovare un ostello dove alloggiare per il primo periodo. L’aspetto piu’ complicato lo riserva invece la vita che si svolge in una citta’ non tua, nella quale anche solo la lingua puo’ essere un ostacolo difficile da superare.

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Recensione Moshi Moshi, Banana Yoshimoto

moshi moshi

Partendo dal presupposto che Banana Yoshimoto ha deciso di prendere, per questo libro, un unico evento (la morte del padre/marito)il tutto sarebbe potuto sfociare in un libro noioso che trita e ritrita sempre attorno allo stesso argomento. Lei invece e’ riuscita a cogliere e seguire il percorso di due persone che , dopo il suicidio del padre e marito, si sono a loro volta annientate ma che appoggiandosi l’una all’altra riescono alla fine a trovare una loro dimensione in quel mondo che sembrava non avesse più nulla da offrirgli. Il libro e’ quindi il racconto di come queste due persone hanno ricominciato a vivere, seguendo pero’ percorsi diversi: la madre riscoprendo quella che non e’ potuta essere durante tutta la vita a causa di una condotta austera che si sentiva di dover tenere per compensare l’animo rock e da artista del marito; la figlia, tormentata invece dall’idea di non esser stata abbastanza, di non aver fatto la differenza quando suo padre aveva preso la decisione di morire con un’altra donna, ricerca attraverso il lavoro e la dedizione il significato della sua esistenza. Entrambe pero’, riusciranno ad affrontare il loro futuro solo dopo aver archiviato tutte quelle domande e paure che appartengono ad un passato troppo difficile da dimenticare.

E’ da apprezzare l’atmosfera che Yoshimoto riesce a creare descrivendo i locali e gli ambienti Giapponesi che mano a mano si incontrano, cogliendone la vera essenza e calore che emanano attraverso i sapori dei vari piatti e l’amore per i dettagli.

Nel complesso non si tratta di un libro leggero ma nemmeno troppo impegnativo, da leggere pero’ con la dovuta attenzione in quanto e’ un libro da perdercisi dentro.