Al diavolo la vergogna.

Ma al diavolo la vergogna. Sono irrimediabilmente romantica. Molto probabilmente sono un’anima vecchia, amo scrivere, leggere, contemplare l’infinito da una fredda cima. Amo i tramonti e le albe. La fine e il nuovo inizio. La possibilita’ che si cela dietro ogni nuovo giorno. Sono una persona empatica, convivo con questa intensa percezione della realta’. Convivo con l’umore di chi mi circonda, il dolore degli altri. Credo fortemente nella sincerita’ delle parole, anche se spesso mi hanno portato a dei grossi schiaffi al cuore. Amo la natura, perche’ morbida e colonna sonora di tutti quei pensieri che vivono nella testa.

Quello che puo’ fare una viaggio e’ semplicemente questo: farti prendere coscienza di quello che sei. Di nuovo.

©CinnamonInTheAir

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Parole in circolo

44e1a3ab679fd9f519c936676aa61a1eDicono che devi fare lavoro di squadra, ma poi devi essere capace di abbandonarla da una settimana all’altra.
Dicono che devi essere responsabile, ma poi devi responsabilmente tagliare fuori dalla tua vita la famiglia, gli amici, le passioni in nome del vile denaro.
Devi essere pieno di idee e voglia di fare, ma poi devi anche essere come tutti gli altri perche’ altrimenti non sei gestibile e potresti diventare un futuro problema.
Ti dicono che bisogna avere una vita privata bilanciata, ma alla fine bisogna mettere davanti sempre quella lavorativa se vuoi andare da qualche parte.
Credono in te perche’ hai dei valori, ma poi,se dici di voler poterti addormentare la sera di fianco alla persona che ami invece che in una camera d’hotel, la tua carriera e’ gia’ finita senza nemmeno poter cominciare.
Dicono che la vita e’ fatta di sacrifici, spesso pero’ il sacrificio diventa il dover vivere una vita in questa maniera.

©CinnamonInTheAir

VORREI…ed ora Posso

Un’anno fa leggendo Fabio Volo mi ero segnata queste parole:

Voglio amarti, voglio che ti siedi al mio fianco, voglio potermi girare e saperti lì. Voglio appoggiare la mia mano sulla tua gamba mentre siamo a cena con altra gente. Voglio tornare a casa in macchina con te, commentare con te, criticare con te. Voglio addormentarmi, svegliarmi, mangiare, parlare con te. Ti prego. Voglio parlare guardandoti negli occhi o gridando da un’altra stanza della casa. Voglio vederti tutti i giorni, guardarti camminare, guardarti aprire il frigorifero. Voglio sentire il rumore del fon provenire dal bagno. Voglio poterti dire tutti i giorni ciò che sei per me. Voglio poter litigare con te. Voglio vedere i tuoi sorrisi, voglio asciugare le tue lacrime. Voglio che tu mi dica durante una cena di tornare a casa perché sei stanca e hai sonno. Voglio essere li quando hai bisogno di un aiuto per chiudere il vestito. Voglio essere seduto di fronte a te quando indossi gli occhiali scuri mentre facciamo colazione al mare e voglio offrirti il pezzo di frutta più buono. Voglio poter scegliere un paio di orecchini per te in un negozio, voglio dirti che stai bene con il nuovo taglio di capelli, voglio che ti aggrappi a me quando inciampi, voglio esserci quando comprerai le tue scarpe nuove.

Era tutto cio’ che volevo, lo sognavo, lo desideravo e allo stesso tempo mi sembra impossibile da raggiungere. Oggi lo rileggo, ed e’ tutto reale. Oggi lo rileggo e provo una nuova emozione: la soddisfazione di essere stata abbastanza testarda da crederci, da aspettare, da creare tutto questo che mi riempie la vita ogni singolo giorno.

Due persone non dovrebbero vivere separate, ma solo con la separazione sapranno poi stare veramente insieme. 

love

I CAPELLI AL VENTO

Tu che mi fissi dall’altra parte del tavolo, lo sento che mi stai percorrendo ogni centimetro del corpo. Anche se non ti vedo lo posso sentire il peso di uno sguardo fisso sulle gambe, sulle braccia fino poi al viso. Il movimento dei capelli e questi orecchini sempre in movimento distolgono solo l’attenzione: tu vuoi vedere il resto. Quello che non ti e’ concesso vedere, capire e toccare; ma forse allora e’ meglio se prima ti racconto la mia storia. Come tutte le cose bisogna conoscersi prima di andare nel personale.

Mi vedi cosi’, forse innocua e sorridente ma non puoi immaginare quanto sono forte e dura dentro. E non lo dico per scoraggiarti, ma semplicemente perché il passare degli anni mi hanno fatto diventare cosi’. Fin da piccola sono sempre stata una bambina solare; la mia terra mi ha sempre regalato i migliori giochi, gli interminabili pomeriggi con gli amici e le lunghe corse nei prati. Questa e’ stata la mia infanzia, ed e’ durata fino all’eta’ di nove anni, quando poi tutto e’ cambiato.

Mio padre era pastore, mia mamma casalinga e mai avrei pensato di lasciare quest’isola per approdare su un’altra ma molto più grande. La vita a quel tempo passava tra un pascolo e l’altro, in mezzo agli animali e con quegli amici stretti con la quale sei sempre cresciuta e che formano una sorta di famiglia allargata dalla quale sembrerebbe impossibile staccarsi. Eppure l’ho fatto, o meglio l’ho dovuto fare per il bene mio e dei miei genitori. Per quella situazione che non sembrava più’ così’ idilliaca e bucolica ma solo difficile da accettare. Perché poi la vita non puo’ essere sempre così felice, ed io l’ho scoperto in tenera eta’.

Un pomeriggio di sole, giocando con il vento tra i capelli ancora lunghi e non tinti, correvo più forte di tutti. Ero in testa, questa volta la gara l’avrei vinta io! La fine era vicina, pensavo già al sapore della vittoria e a come avrebbero rosicato i miei amici il giorno dopo quando mi sarei vantata a scuola. Da quel momento non ricordo più’ niente. A svegliarmi e’ poi un bip elettronico e costante (come quello del microonde) ma con una frequenza più’ rallentata. Io non riesco a sentire nulla, come se la mente fosse sospesa nel buio dell’universo. Ancora oggi vedo quel nero, così’ scuro che a volte sembra possa risucchiarmi, ma che poi si attenua appena sento una voce familiare.

Mi sembra di essermi svegliata da un lungo sonno, da uno di quelli in cui fai diversi sogni e che poi ricordandoli al mattino ti lasciano un po’ perplessa. Sento una porta aprirsi e mia mamma che si butta su di me, io continuo a essere nel mio mondo nero e a sentire solo le voci. Una voce maschile invita mia mamma ad allontanarsi, e lei muta ubbidisce. Di mia mamma ricordo le lacrime calde sulle mie guance e le mani tremanti attorno al collo. Il dottore comincia a parlare, mi spiega dove sono, dove mi hanno trovato e poi con un respiro profondo mi chiede: “riesci a capire cosa ti e’ successo?”
Perplessa e ormai paralizzata dalla paura faccio cenno di no. Il medico si schiarisce la voce e comincia a raccontarmi quella che e’ la congiunzione tra la corsa nei campi e il risveglio in ospedale. La gara la stavo vincendo per davvero, ma poi sono inciampata. Quello che mi ha fatto cadere non e’ stato un ramo o una radice sporgente, bensì un rimasuglio del tempo passato: una bomba. Una volta caduta mi spiega che avrei cercato di raccogliere quello strano oggetto, ma che attivato dal mio movimento mi sarebbe esploso tra le braccia.

Il coma e’ stato lungo, le operazioni tante, e tu stai fissando quello che e’ rimasto del mio corpo. Le gambe sono piene di cicatrici, le braccia sono solo più’ dei moncherini e in viso porto i segni di quella esplosione. Non ti posso vedere mentre mi scruti perché sono completamente cieca, e mi piace muovere i capelli corti e rossi con gli orecchini lunghi per sentirmi ancora donna. Ma lo sento che mi stai guardando, così’ come sentivo i commenti nel mio paesino, così come sentivo mia mamma che di notte piangeva per avere in casa una figlia devastata. Avevo nove anni, oggi 37 e sono dura. Per essere arrivata fino a qua da sola, senza l’aiuto dei miei genitori, degli amici o dei parenti sono dovuta diventare la roccia a cui aggrappare quel che rimaneva di me stessa e tu in fondo mi fissi perché vorresti avere la mia sicurezza e determinazione. E io ti lascio guardare perche’ mi dispiace dirtelo, ma e’ un qualcosa che si può’ ottenere solo dopo aver attraversato le nubi dell’animo.

EASTMAN BALLET

Lo sguardo si riconosce, i corpi si avvicinano e insieme ballano una musica che estrania da tutto il mondo. E’ forte, travolgente come nient’altro potrebbe fare, quei corpi si sollevano, adesso ballano la stessa musica. Si sente la tensione, sono perfetti insieme anche se basta un passo per far crollare tutto. Il movimento e’ morbido, ti si insinua dentro, non puoi piu’ farne a meno. I piedi non toccano piu’ a terra, sono sorretti l’uno dall’altro, e in quel tripudio di leggerezza si vede una forza piu’ potente di qualsiasi muscolo, piu’ forte di ogni parola. Quella forza e’ l’amore. E non puoi far altro che continuare a ballare, a muoverti amalgamando i corpi come se fossero uno solo, due entita’ distinte ma che unite danno vita a qualcosa di stupendo. Perche’ in fondo che cos’e’ l’amore se non riconoscersi e decidere di andare allo stesso ritmo?